In un’epoca digitalizzata come la nostra, la tecnologia è presente in ogni aspetto della nostra quotidianità:
dalla sveglia che suona al mattino, al registro di classe, dalle ricette in rete, alla partita al nostro videogioco preferito. Basti pensare ai numerosi social media a cui ogni giorno si iscrivono nuovi utenti: quanto tempo si dedica a curiosare nelle vite degli altri e a scrutarne i comportamenti e gli stati d’animo? È inutile negarlo: siamo in costante ricerca di qualcosa di cui poter spettegolare. Spettegolare? Volevo dire, fare del gossip. È proprio così: quello che, in italiano, veniva definito “pettegolezzo”, oggi è sostituito dal corrispettivo inglese, molto più musicale ed accattivante, riuscendo a disintegrarne il significato negativo. Non a caso, oggi esistono veri e propri programmi televisivi incentrati su pettegolezzi riguardanti celebrità (o per meglio dire, vip), a cui noi ci interessiamo affacciandoci senza bussare nelle loro vite.

Ma il processo di inglesizzazione ha colpito anche altri termini della lingua italiana: oggi, i personal trainers ti consigliano un energy drink, i business-men hanno in programma un meeting per un brainstorming, sul network si spargono le fake news e contro lo smog vengono impiegate campagne eco-friendly. È questa la lingua dei social… ma non solo! Oggi viviamo in un mondo in costante accelerazione, tanto che non si ha più nemmeno il tempo di scrivere “Mi fai morire dal ridere”, sostituito da un più breve “lol”. E, analogamente, l’avverbio “non” diventa l’impronunciabile “nn” e il cortese “per favore” l’inglesizzato “plz”. È sempre così, si passa inevitabilmente da un eccesso ad un altro: pensare che i nostri bisnonni non parlavano italiano per mancanza di istruzione preferendo ad esso il dialetto, mentre oggi vogliamo dimostrare la nostra cultura introducendo nei nostri discorsi termini stranieri. Fa senz’altro più chic, ma poi rimaniamo sempre quelle persone che sbagliano i congiuntivi…

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