Tra le pareti della scuola Chris Cappell, lo scorso venerdì 5 maggio sono stati affrontati argomenti che, ahimè, non fanno parte della quotidianità scolastica dei ragazzi come dovrebbero: bullismo, associazioni a delinquere e/o mafia, illegalità.

A far sentire la sua voce è stato il capitano della Compagnia dei Carabinieri del territorio, Giulio Pisani. I temi da lui trattati sono stati fatti sentire con la giusta dose di crudezza mista a leggerezza, accompagnata da una piacevole ironia, scegliendo il giusto approccio al fine di comunicare nel miglior modo con gli adolescenti di oggi: battutine, parole più vicine alla giovinezza non hanno tolto tempo né modo di far riflettere sulla durezza delle stesse storie che sul momento venivano raccontate.

I presenti, concentrati nell’ascoltare ogni minimo dettaglio, hanno avuto modo di riflettere nel vero senso della parola su quanto le parole abbiano effettivamente un peso per le persone che ci troviamo davanti tutti i giorni, su come la frase sentita “spread kindness” (dall’inglese: diffondere gentilezza) non debba venir presa così superficialmente come erroneamente si pensa, e si debba invece sempre tenere a mente come una persona non la si conoscerà mai abbastanza a fondo da sapere i suoi perché, motivo per il quale non va giudicata per l’apparenza.

A far riflettere su questo argomento è stata la storia di *Carolina, ragazza di tredici anni, che a Brescia è stata portata via alla vita ad un’età prematura a causa del suicidio. Le motivazioni sono tanto semplici quanto rivoltanti; troppe persone si sono rifiutate di cercare di capirli i suoi perché, non seguendo il ragionamento precedentemente citato e rivolgendole unicamente continui attacchi. Altre persone coinvolte, invece, hanno preferito astenersi non scegliendo né la parte del male, né la parte del bene pensando che non intervenendo avrebbero fatto la scelta migliore, non rendendosi conto di come moralmente l’errore più grande è stato commesso proprio da questi. Il silenzio, l’omertà, in questi casi è il male peggiore. Lo stesso Capitano ha pronunciato più volte la frase“Il detto chi si fa i fatti suoi campa cent’anni, è una ca**ata. Non giratevi dall’altra parte”.

Si è proseguito poi con il parlare di mafia, citandone delle vittime, ma anche della differenza tra associazioni a delinquere e mafia,e di come quest’ultima a abbia persino aspetti in comune con il bullismo. Questa loro somiglianza consiste nel fatto che non hanno bisogno di armi, non hanno bisogno di un piano per fare del male, per portarsi via delle vite, per avere la meglio sui più deboli, si servono entrambi solo di minacce, parole e di paura da parte di colui che da questi atti subisce.

“Avere rispetto, sempre, comunque e per chiunque. Perché non saprete chi avrete di fronte e nel dubbio dovete avere rispetto” è stata la frase con la quale la “chiacchierata”, così definita dal Capitano, è stata conclusa.

Inutile dire che difficilmente questa sentenza finale potrà essere tolta dalla mente di chi l’ha ascoltata e, probabilmente, rimarrà incastonata nel cuore per diverso tempo. Non si possono dimenticare coloro che pur di farci avere dei dati concreti tra le mani per poter diffondere messaggi di questo tipo siano arrivati a sacrificare la loro stessa vita, a non essere più fisicamente tra noi, ed è triste pensare che per riuscire a ricevere serietà e sensibilità su argomenti di questo tipo servisse davvero arrivare a tali esiti.

Come è stato detto anche durante le due ore della conferenza di una speciale mattinata di scuola, bisogna avere fiducia e vedere speranza nelle nuove generazioni. Non si può credere ad una continua retrocessione del genere umano: per quanto sarà possibile, dobbiamo portare avanti ogni briciolo di speranza che ci rimarrà in corpo.

Non possiamo permettercelo. Dobbiamo farlo per tutte le persone come Carolina, e non solo, ma anche per noi stessi, per la nostra stessa sicurezza. Glielo dobbiamo, ce lo dobbiamo.

Alessia Ulisse 1 M   

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